Il consumismo a buon mercato, a km zero oppure virtuale, pone tutti noi in una condizione perenne di abbondanza. Non siamo costretti a scegliere, perché possiamo avere tutto. Potrebbe essere oggi l’occasione per fermarsi e chiedersi: “a che punto sono? Cosa davvero voglio? Come voglio vivere?” Se queste domande mi interpellano, questo brano può aiutarmi a scendere più in profondità fino a trovare la vena dell’Acqua che disseta!
Cercatori d’acqua
Che cos’è la vita spirituale? La vita spirituale non è una tecnica, un insieme di regole, o qualcosa che facciamo noi. Anzi, per essere più precisi, dovremmo dire che noi non c’entriamo quasi nulla con la vita spirituale, perché essa è ciò che lo Spirito Santo fa dentro di noi. Questo è il motivo per il quale, quando uno dice che deve recuperare la vita spirituale, è come se dicesse che deve rendersi consapevole di quello che gli sta accadendo, di come lo Spirito Santo lo sta lavorando interiormente. Il nostro contributo primario è quello di “accorgerci”. Quando uno si prende del tempo per la propria vita spirituale, non deve passarlo a spremersi le meningi per cercare di tirare fuori qualche “genialata” sulla propria vita. In realtà, quello è tempo che si prende per imparare a stare in silenzio e non semplicemente a stare zitti. E’ tempo di ascolto. […] Ma se la vita spirituale è quello che lo Spirito fa dentro di noi, dobbiamo stare attenti a non confondere la vita spirituale con la vita interiore. Quest’ultima non è altro che tutto il nostro apparato emotivo, psicologico, affettivo, razionale, il nostro “mondo dentro”. La vita interiore è la nostra capacità tutta umana di percepire la realtà nella sua profondità e non semplicemente nella sua estensione, nella sua superficialità. La vita interiore così intesa ce l’hanno tutti. Ed è una cosa che dovremmo sempre ricordarci e promuovere, perché essa non è legata all’avere o al non avere Fede. La vita interiore è legata al nostro essere o non essere umani. È il minimo sindacale per dirsi umani per davvero. Il cuore del dramma della crisi che stiamo vivendo, a mio avviso, deriva dal fatto che persino le istituzioni educative come la scuola o la cultura in genere, hanno smesso di insegnarci la via della vita interiore. In molti casi sono proprio la letteratura, l’arte, la filosofia, la musica, la storia che ci insegna la via della vita interiore. Quello che noi chiamiamo la “parte umanistica, però, sembra essere stata soppiantata da altre priorità più funzionali alle logiche di mercato. Questo non essere più avvezzi alla vita interiore ci rende così tremendamente infelici e in molti casi depressi.
Un cristiano non può accontentarsi però di avere una semplice vita interiore, accontentarsi di questo minimo sindacale. Deve scavare più a fondo nella propria vita interiore, per trovare invece la vena dell’acqua della vita spirituale che gli scorre dentro e accorgersi, così, di quella vita che non dipende da lui, ma che in lui è presente: la vita dello Spirito.
Darsi del tempo, darsi del “silenzio”, significa affinare la nostra capacità di accorgerci dei moti psicologici dentro di noi e saperli distinguere da quelli spirituali. Bisogna anche tener presente che a volte i moti psicologici si travestono da moti spirituali. Questo accade quando Gesù ce lo inventiamo appositamente per via dei nostri bisogni: questo non è Gesù di Nazareth, non è il Figlio di Dio. È allora che il silenzio, l’attenzione, la vita di preghiera, la Parola soprattutto, sono come un vaglio che ci aiuta a capire cosa è e cosa non è spirituale. L’esempio è banale ma rende in maniera plastica l’idea che vorrei trasmettere: il principio è lo stesso di quando si compra la frutta, la si tocca così da sentire al tatto se è buona o meno. Allo stesso modo la vita spirituale è una scienza pratica, ci insegna il tatto interiore, per farci capire ciò che viene da Dio e ciò che viene invece semplicemente dalla nostra storia.
Luigi Maria Epicoco, (dal libro – Sale non miele)