Levità! Parola poco usata, più spesso si usa il termine leggerezza… eppure pronunciare levità significa evocare la grazia che genera l’armonia.
Levità è una parola primaverile, non porta in sé né il caldo torrido delle passioni, che agitano il cuore e dominano troppo spesso le nostre vite, né il freddo gelido dell’incapacità di relazionarsi che ci racchiude in bolle di solitudine.
Levità è un giardino fiorito, in essa i colori si incontrano e si fondono, così i profumi in una sintesi che pacifica il cuore e la mente.
Levità è un volo d’aquila, è sorgiva di un movimento che racchiude gentilezza e forza, per questo è capace di innalzarsi al di sopra dell’abbrutimento delle coscienze e di calarsi, in rapida presa, sull’essenziale e non sull’effimero, sulla verità e non sull’inganno.
Un pensiero leggero evoca spensieratezza e inconsistenza, fragilità.
La levità del pensiero evoca una profondità che accarezzando scava e semina, radica e fiorisce.
La leggerezza del cuore narra di sentimenti di gioia e di dolore vissuti a tempo, come il saltellare di un grillo tra i fili d’erba …
La levità del cuore attraversa le gioie e i dolori e se ne veste tessendoli con aghi di dolcezza, accoglienza, comprensione. Un abito da indossare con eleganza.
Essa si accompagna con la purezza, quello sguardo dell’anima che fa buone tutte le cose pur conoscendo il peso che il male gioca nella storia e in ogni singola vita.
La purezza è il rovescio di ciò in cui siamo immersi. In questo tempo in cui tutto è pubblico, in cui si parla di democrazia diretta, in cui si scava in ogni singola vita, condannandoci a rimanere senza salvezza agli occhi di tutti, in cui il diritto a essere informati viene prima del diritto di vivere e custodire, sentiamo ribollire un vino che rende ebbri di giudizi, malignità, calunnie in una oscena sfilata di misere nudità, apparentemente senza riscatto.
La purezza non ignora questa pantomima umana, ma la attraversa curando, accarezzando, rivestendo, innestando, tessendo trame di luce… con la sua amica levità. Come un bisturi, così, entrambe scendono in profondità, bruciano il marcio e concimano il buon seme… finché porti frutto.
Di questa stoffa immagino siano fatti i Santi…
Di questa stoffa, ne sono certa per esperienza diretta, era fatto il nostro Fondatore, il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta.
Loredana Reitano