Le cooperatrici, semi di fraternità
per fare del mondo una famiglia
(2/2 parte)
Cronache dal secondo Convegno nazionale delle Cooperatrici Oblate Apostoliche
Sabato mattina è stato il momento della formazione: il tema era la Teologia del corpo che san Giovanni Paolo II trattò nelle udienze del mercoledì (da settembre 1979 a novembre 1984) come catechesi sulla natura dell’uomo creato da Dio a Sua immagine e somiglianza. Il relatore Giovanni Marcotullio, giornalista e teologo, ci ha condotto in un lungo excursus in cui abbiamo potuto riconoscere i tratti culturali che caratterizzano il mondo di cui facciamo parte. Il noto esempio, usato dal nostro fondatore nella prefazione a “Famiglia comunità d’amore”, dell’edificio dove l’ascensore si ferma al sesto piano ha dato lo spunto per parlare di natura e grazia e del fondamentale nesso tra la morale (i piani inferiori) e la spiritualità (il sesto piano) nel matrimonio. “L’ascensore sale e poi si ferma: sesto piano. Sarebbe curioso che il sesto piano si insuperbisse perché sta al di sopra di cinque piani e perché sotto di lui ci sono altri piani. Ogni piano è a servizio e non ci sarebbe il servizio del sesto piano senza l’esistenza degli altri. … La materia e i temi qui trattati (spiritualità familiare, NdR) non vogliono presentarsi come argomenti nobili adatti agli immortali del sesto piano. Essi sono fatti per tutti perché tutti sono chiamati a viverli. Però si trovano al sesto piano e sono diversi e distinti, anche se essenzialmente legati ad essi, da quelli che è possibile trovare nei piani inferiori.”
Ogni piano è costruito in funzione degli altri, e soprattutto ogni edificio è progettato sempre nella sua interezza, anche qualora manchino i piani superiori: fuori di metafora, ogni persona è stata pensata da Dio per giungere alle vette della spiritualità, per ciascuno c’è un disegno di santità, anche quando l’incompiutezza e il limite sembrano prevalere.
In un mondo che ha fatto della liberazione sessuale l’unica vera rivoluzione attuata, dove tanta gente vive ignorando persino l’esistenza dei “piani superiori” e cioè della vita di grazia, la Teologia del corpo ristabilisce la dignità della persona.
La nudità della carne, la nudità dell’anima, il profetismo del corpo sono alla base dell’incontro autentico tra uomo e donna e sono al fondamento di ogni relazione, a partire dall’unione sessuale che genera vita. Non si tratta più, insomma, dell’osservanza di precetti e norme morali, quanto piuttosto di scoprire la sorprendente meraviglia del disegno “completo” scritto nel codice umano e vivere in pienezza la sua realizzazione, cioè diventare santi. L’uomo e la donna sono immagine di Dio, eppure conosciamo tutti il nostro limite, fallimento, tradimento, pesantezza: una nudità con cui è necessario fare i conti. Questa è la bellezza del matrimonio, il “prototipo dei sacramenti”. Da qui può ripartire l’annuncio della santità ad ogni uomo e donna, e il rinnovato slancio dell’annuncio Pro Sanctitate, come nuova legna che noi Cooperatrici siamo chiamate ad aggiungere alla fiamma originaria del carisma prezioso affidato al nostro fondatore.
Nel pomeriggio di sabato, Sonia Chiavaroli ha intervistato alcuni rappresentanti della famiglia ProSanctitate: un’oblata, Sarina Salemi; un sacerdote, mons. Di Cristina, un associato Luciano Pino Carota. Ne è scaturita una comune riflessione sul ruolo e l’identità della Cooperatrice, secondo i diversi punti di vista delle varie realtà Pro Sanctitate (purtroppo per motivi di salute è mancato Marco Leone, in rappresentanza degli Animatori Sociali).
La domenica mattina è stata dedicata alle verifiche preparate dalle varie Betanie, occasione di un intenso confronto e di conoscenza di punti di forza e criticità di ciascun gruppo di cooperatrici.
Loredana e Maria Elisa hanno annunciato il prossimo convegno delle Cooperatrici in preparazione all’Assemblea generale del prossimo anno, secondo le modalità stabilite nelle Costituzioni.
La Profezia a chiusura dell’Esperienza cristologica e del convegno è quella che vede la Cooperatrice impegnata nel definire la propria identità in seno all’Istituto e in stretta relazione con le altre realtà apostoliche Pro Sanctitate.
La grande ricchezza dell’esperienza vissuta insieme ci ha rinforzato nei legami e nella conoscenza reciproca, ha fornito numerosi spunti operativi ma soprattutto ci ha confermato nella consapevolezza di essere parte attiva e peculiare dell’Istituto delle Oblate Apostoliche e di quel corpo più grande che è la famiglia Pro Sanctitate, alla quale vogliamo e dobbiamo offrire il nostro contributo perché la fiamma dello speciale carisma dell’apostolato della santità continui ad ardere nella Chiesa e nel mondo, illuminando e scaldando i cuori delle donne e degli uomini di questo nostro tempo.
Paola Procaccini