Oggi è la solennità dell’AMORE. Dio è amore (1 Gv 4,8). Il Padre è amore che crea e noi non siamo soltanto creature ma siamo FIGLI. Il Figlio Gesù è amore e possiamo sperimentare l’essere PERDONATI. Lo Spirito è amore, soffio vitale, amore che consola, guida, indica la verità e siamo ACCOMPAGNATI. E’ la festa dell’Amore e della relazione: “per Dio vivere non è solitudine” (Ermes Ronchi). La Trinità dialoga, è relazione: “facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” (Gn 1,26), ed ecco, ci siamo noi, immersi in questo grande mistero, bellissimo mistero che fa scoppiare di gioia perché siamo, viviamo in compagnia dei TRE, se ne facciamo esperienza “assaggiamo l’eternità. Dio sta alla porta e bussa …. Dio bussa a me la libertà di rispondere, l’uomo deve udire e aprire, Dio vuole entrare con la Sua grazia. (Edith Stein). Mi chiedo spesso: nella mia vita apro la porta a Dio? Lo faccio entrare? Gli permetto di dialogare con me? È la festa della relazione, della compagnia, del dialogo profondo. Certo come si fa a spiegare la Trinità? Bisogna farne esperienza. Una cosa è certa: Il Padre, il Figlio e lo Spirito santo vogliono abitare in noi, ci amano. Guglielmo Giaquinta si meravigliava perché “non solo Dio è amore in sé ma riversa questo amore sulle creature, in modo particolare sull’uomo, con il quale instaura una relazione personale, eppure Dio non ha nessun vantaggio da questo rapporto, ama in maniera gratuita e fatto ancora più inspiegabile chiede di essere amato, mostrando quasi di avere bisogno dell’amore dell’uomo”. In poche parole Dio ama senza nessun interesse: grande nell’amore è Dio. Ma noi abbiamo coscienza che siamo tralci attaccati alla vite? Abbiamo desiderio di essere ostensori di Gesù, tempio dello Spirito Santo? Lo Spirito Santo agisce in noi per formare Cristo in noi, operando una trasformazione, una conformazione a Cristo, per diventare creature nuove. Suor Elisabetta della Trinità dirà: “siamo la continuazione dell’incarnazione”. Quanto sarebbe bella la nostra vita se la vedessimo così.
Ma quale Dio crediamo? quale Dio seguiamo? Quale cammino stiamo percorrendo? Andiamo verso il Cielo o sprofondiamo verso la terra? Molti dicono: ma in questo tempo così difficile, di pandemia, di crisi economica, come si fa a credere che Dio è amore? Che Dio è accanto a noi? Che la Trinità ci abita? Guardiamo a coloro che ci hanno preceduto.
Etty Illesum, morta in un campo di concentramento, a soli 28 anni, così scrive nel suo diario: “L’unica cosa che possiamo salvare in questi tempi angosciosi e l’unica cosa che veramente conta è un piccolo pezzo di Te in noi stessi mio Dio e forse possiamo contribuire a disseppellirti dai cuori devastati da altri uomini” Siamo chiamati a non ripiegarci su noi stessi ma a far emergere il Dio che è in noi per il bene dei fratelli. Sant’Agostino dirà: “Se vedi la carità, Tu vedi la Trinità. Interroga il tuo cuore, se ami il fratello sei colmo di Spirito Santo che riversa l’amore in te”. A volte siamo vuoti, senza amore, egoisti, individualisti: Sant’Agostino ci viene ancora in aiuto: “Lo Spirito Santo ha cominciato ad abitare in voi: non se ne vada! Non schiacciatelo dai vostri cuori. Ospite buono, egli vi ha trovati vuoti e vi riempie, vi ha trovati affamati e vi pasce, vi ha trovati assetati e vi inebria… Lo Spirito di Dio è bevanda, luce… Non accendere la lampada mentre ti trovi presso la sorgente della luce: è questa che ti fa luce e presso di sé ti conduce. Quando tu vieni a bere accostati e sarai illuminato”. (Il Maestro interiore). Forse dobbiamo imparare a gettare in Lui ogni preoccupazione, lasciarci plasmare e trasformare e riuscire a dire come hanno fatto i santi: “MIO DIO, MIO TUTTO”. Forse la nostra vita deve orientarsi a recuperare la nostra immagine iniziale… siamo ad immagine e somiglianza di Dio. Non stanchiamoci di cercare il Signore: “Signore mio Dio, mia unica speranza, esaudiscimi e fa che non cessi di cercarti per stanchezza ma cerchi sempre la tua faccia con ardore. Dammi tu la forza di cercare, tu che hai fatto sì di essere trovato e mi hai dato la speranza di trovarti con una conoscenza sempre più perfetta”. (S. Agostino). Alcuni santi con la preghiera sono arrivati a cercare e a trovare il Re come Teresa d’Avila “nella stanza più interna del castello interiore trova le tre Persone che si comunicano con lei, le parlano e le fanno intendere le parole con cui il Signore disse nel Vangelo che Egli col Padre e con lo Spirito Santo scende ad abitare nell’anima che lo ama ed osserva i suoi comandamenti (cf Gv 14). …Lo stupore dell’anima va ogni giorno aumentando, perché le pare che le tre divine Persone non l’abbandonino più. Le vede risiedere nel suo interno, e sente la loro divina compagnia nella parte più intima di se stessa. (Teresa d’Avila, Castello interiore, settima stanza, cap. 1, 6-7.) I santi ci parlano della Trinità, ne hanno fatto esperienza e questo potrebbe essere per noi un desiderio del cuore. La nostra preghiera sia meno di richiesta e più desiderio di fare esperienza e somigliare alla santissima Trinità. Se andiamo alla ricerca delle nostre origini siamo immersi nel cammino della santità. C’è un’icona bellissima della Trinità, è di Rublev, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono seduti a tavola ma c’è un posto vuoto. Uno, perché siamo figli unici, siamo uno per Dio, siamo attesi personalmente dal nostro Dio. Giaquinta dirà: “il posto tuo è solo tuo e rimarrà vuoto se tu non lo avrai occupato”. Sono pronto a sedermi a tavola con i Tre, a dialogare con loro, a scoprire la loro volontà sulla mia vita, sono pronto a lasciarmi amare dal Padre come il figlio prodigo, a lasciarmi perdonare da Cristo crocifisso come il buon ladrone, a lasciarmi plasmare dal soffio dello Spirito? In una parola: Sono pronto, sono disposto a diventare santo? La Trinità oggi dice a ciascuno di noi: Chi manderò e chi andrà per noi? Eccomi Signore manda me. E quando cadremo, peccheremo, faremo i conti con la nostra fragilità: RICOMINCIAMO sicuri che il Signore è lento all’ira e grande, veramente grande nell’amore.
Maria Francesca Ragusa