Anzitutto, mi presento: mi chiamo Cristina, ho 41 anni, sono un’oblata apostolica dal 2006 e da sette anni vivo nella comunità di Calino. Quando sono entrata nell’Istituto avevo già compiuto la prima parte degli studi di teologia… e pensavo che fosse più che sufficiente! Invece è andata diversamente e, passo dopo passo, anno dopo anno, mi sono trovata di fronte alla possibilità di preparare un progetto di ricerca per il dottorato in teologia spirituale. Il professore che avevo scelto come moderatore mi ha dato due indicazioni: scegli un tema che ti piace e attingi direttamente alle fonti. Ma da dove cominciare?
Ho iniziato a pensarci su, ci ho pregato, ho provato a elaborare un progetto da presentare al professore… e lui me lo ha bocciato!
Ho tentato una seconda volta… ma non è andata bene…
Non mi sono fermata, ho provato con un terzo progetto… che è stato bocciato come gli altri. Perché?
La risposta del professore era sempre la stessa: è troppo generico, non si capisce quale tema vuoi approfondire. E io guardavo la foto di padre Guglielmo che avevo sulla scrivania e gli chiedevo: cosa devo fare? Dove mi vuoi portare? Lui sorrideva, quasi a voler dire: “Lo sai bene, perché continui a girarci intorno? Vai al cuore…”.
Sì, è vero, sapevo bene dove indirizzare la “ricerca”, ma volevo evitarlo, avevo un po’ di timore e almeno due buoni motivi: sono l’ultima arrivata, come posso pensare di avventurarmi nel cuore del carisma? E poi, quale significato avrà per me? Alla fine, ho ceduto: mi sono messa di nuovo all’opera e ho presentato per la quarta volta il progetto al professore… che finalmente lo ha approvato!
Mi sono arresa e ho deciso di seguire le tracce dell’amore redentivo nella vita di padre Guglielmo, attraverso l’unica cosa che rimane per chi, come me, non lo ha conosciuto direttamente: i suoi (tanti!) scritti.
È stato un lavoro faticoso, si capisce, ma è stato anche emozionante, soprattutto quando ho avuto la netta percezione di aver toccato dei punti che padre Guglielmo custodiva gelosamente; mi sono accostata con timore e tante volte, guardandolo negli occhi, gli ho chiesto: “Ma come hai fatto a portare il peso di quanto il Signore ti ha donato? Come ha resistito il tuo cuore quando ti sei trovato davanti al mistero di Dio?”
Questo viaggio tante volte mi ha messo in crisi, perché mentre leggevo capivo che non ha trattenuto nulla per sé e, soprattutto a noi Oblate, ha affidato tutto; ho immaginato la sua gioia quasi infantile nel comunicare le sue scoperte, la sua esigenza verso se stesso e gli altri, perché disarmato dall’infinito e gratuito amore di Dio, costretto amabilmente a rispondere con tutto il suo amore; ho immaginato anche la sua delusione per la nostra lentezza, per la nostra corsa stanca dietro l’Amato che ci attira… senza tuttavia cedere alla tentazione del ribasso: la meta è sempre rimasta il massimo, la sua proposta è sempre quella di non accontentarsi, perché l’amore che Dio ci offre è infinito!
Grazie all’aiuto dei miei genitori, è stato possibile pubblicare questo lavoro: li ringrazio di cuore e mi auguro che la loro generosità permetta a molti di scoprire quali meraviglie il Signore può compiere se facciamo spazio alla Sua presenza, come padre Guglielmo testimonia ancora oggi con la sua vita, trasformata dall’amore redentivo di Cristo.
Cristina Parasiliti