Ho partecipato al convegno nazionale organizzato dall’Ufficio Cei per la pastorale delle vocazioni sul tema “Datevi al meglio della vita” con un po’ di titubanze: perché andare? Ascolterò delle interessanti relazioni e poi? Qualcosa mi spingeva a fidarmi che non sarebbe stato un tempo sprecato. Mentre ero in treno da Brescia a Roma ho letto su Avvenire l’articolo di don Michele Gianola (direttore dell’Ufficio della Cei) dal titolo “Facciamo fiorire le vocazioni smorzate nel cuore dei giovani”: se è vero –scrive don Michele- che in dieci anni gli ingressi a seminari e noviziati sono diminuiti del 18% è vero anche che “la crisi si affronta rimettendo la questione al centro e allargando lo sguardo… la parola vocazione non è scaduta…” Allora mi sono detta: non voglio perdere la speranza, voglio vivere il convegno fidandomi di coloro che al meglio hanno pensato a questa esperienza anche per me….
E’ stata infatti per me un’esperienza del tutto positiva… Il convegno si è snodato tra riflessioni e testimonianze, quella del pittore Stefano Nava (che ha spiegato l’immaginetta dipinta per l’occasione con un Gesù che non ha i tratti abituali del Cristo mentre cammina davanti a due ragazzi), quella di Simona Atzori, pittrice e danzatrice, quella dei componenti della band “The Sun”, gli interventi di S. Em.za Mons. Jean Claude Hollerich, Arcivescovo di Lussemburgo, di Robert Cheaib, scrittore e docente di Teologia, Johnny Dotti, imprenditore sociale e pedagogista.
La sorpresa e la cosa più interessante per me è stato lo spazio dedicato agli esercizi sul tema della vocazione con tavoli di lavoro che ci hanno impegnati a un confronto comunitario con riflessioni e risposte e a domande che venivano poi riportate su appositi questionari per offrire il frutto del nostro ascolto interiore ad un successivo momento di approfondimento e di sintesi.
Mi piace raccogliere gli stimoli ricevuti da questa esperienza che voglio condividere con la mia famiglia spirituale, l’Istituto delle Oblate Apostoliche Pro Sanctitate
- E’ innegabile che dobbiamo superare come ha detto don Michele Gianola “l’ansia di prestazione, la preoccupazione dei numeri che non dipendono solo da noi. Non è contarsi che serve… ma la preoccupazione, o meglio l’occupazione, di arrivare al maggior numero possibile di persone», di annunciare, con la nostra vita, che appartenere a Cristo ci rende uomini/donne più umani. D’altra parte come ci è stato ricordato dal cardinale Hollerich “i giovani : cercano una vita che sappia di qualcosa, si interessano alla sostanza”.
- Che fare di fronte alla carenza di vocazioni? Da più parti ho raccolto questa sollecitazione: dobbiamo reimparare a pregare, ad avere una interiorità. C’è sete di interiorità, di silenzio, di preghiera. Non è una grande scoperta ma le cose fondamentali vanno ridette, abbiamo bisogno di ascoltarle ancora e di continuare a viverle… sono le fondamenta del nostro carisma, della nostra spiritualità
- I giovani ci ha detto il cardinale Jean Claude Hollerich, chiedono “una Chiesa dinamica perché possano abitarla… Tante volte i giovani che vengono nelle nostre parrocchie non si sentono a casa … hanno bisogno di una Chiesa più viva, per loro è difficile capire che Christus vivit se la Chiesa non ne dà testimonianza”. Mi sono chiesta anch’io: la nostra vita fraterna esprime dinamicità? Quanto è attrattiva?
- Si è ripetuto che è necessario uscire, raggiungere i giovani lì dove vivono, entrare nel loro mondo, sollecitarli a creare nel loro cuore uno spazio per Cristo. “Se i giovani capiranno che abbiamo qualcosa da proporre, ci ascolteranno. Questo è il nostro compito. Portare il Vangelo. Essere una Chiesa dinamica e non statica”
- La cosa più bella che ho vissuto è la bellezza del confronto, la possibilità di sedersi attorno ad un tavolo per dirci che ci crediamo ancora, che insieme possiamo essere ancora attrattive, non importa l’età… i giovani hanno bisogno di persone autentiche, consacrate che sanno spendere al meglio la vita per Gesù… Datevi al meglio della vita
Antonella Ruggeri