Viviamo in un mondo pieno di acronimi… l’ultimo che ci sta invadendo è D.A.D.
Le famiglie italiane e tutti gli addetti ai lavori (insegnanti e studenti) stanno familiarizzando con questa sigla che sta per Didattica A Distanza.
Sono trascorsi quasi due mesi da quando noi italiani siamo entrati nell’incubo COVID 19.
Senza avere il tempo di rendercene conto siamo stati catapultati in una dimensione surreale e abbiamo dovuto rimettere in discussione tutte le dinamiche della nostra vita quotidiana.
Giorno dopo giorno le restrizioni si sono fatte sempre più pesanti perché l’unica strategia attuabile per combattere la diffusione del virus è il “Distanziamento sociale”
Confesso che ho provato un grande senso di disorientamento nei primi giorni del confinamento a casa: l’ordine strutturato delle mie giornate improvvisamente è crollato, non sapevo più cosa dover fare e come.
E così è iniziato il lungo, buio periodo del VIVERE SENZA
Senza poter uscire
Senza Eucarestia,
Senza gli incontri con gli amici,
Senza poter stare accanto a chi amiamo
Senza poter condividere la sofferenza di chi amiamo,
Senza la mia Parrocchia,
Senza il mio gruppo Ecclesiale,
Senza il mio lavoro, senza la mia scuola,
Senza colleghi, e senza alunni
in definitiva… senza “relazione”.
Si perché sostanzialmente mi sono resa conto che la mia vita è fatta di relazioni.
Le relazioni vanno curate e allora? come fare in tempi di Covid?
I moderni mezzi di comunicazione sono venuti in nostro aiuto.
Subito mi sono attivata per recuperare un legame con gli alunni: vederli, parlare con loro seppur attraverso lo schermo di un computer è pur sempre un modo per mantenere quella relazione quotidiana, mi son detta, così bruscamente interrotta.
Ti rendi conto di tutto quello che tu puoi essere per loro e loro per te.
Spesso un insegnante è il solo punto di riferimento, quando il contesto di provenienza dell’alunno è un contesto di povertà culturale e a volte anche umana. Allora la scuola è l’istituzione che può fare da tramite e traghettare la persona verso il miglioramento della propria situazione umana e sociale.
In questi giorni terribili non si può uscire in alcun modo da situazioni familiari soffocanti quindi la video-lezione diventa un piccolo luogo di riposo, il contatto, seppur virtuale, diventa momento di affrancamento.
Mi fa piacere vedere i miei ragazzi, anche se attraverso lo schermo.
Ma contemporaneamente capisco come la relazione è fatta di sguardi, di parole, di gesti, di condivisione, di fiducia, di intesa: tutto ciò non può essere surrogato dal monitor di un computer. Tuttavia desidero essere prossima ai miei alunni: sono ragazzi di 16 -17 anni che stanno attraversando un momento storico molto difficile, la limitazione della loro libertà personale per un bene più grande, sono smarriti e disorientati quanto e più di noi adulti.
Spero che da tutto questo imparino ad essere migliori della mia generazione, a capire che non siamo “padroni” del mondo, ma lo dobbiamo amare, servire e rispettare.
Quando questo tempo sospeso finirà, mi auguro che non lo dimenticheremo facilmente e che i segni e le ferite che ha lasciato in noi, ci aiutino ad essere uomini migliori.
Santina Mitra