Allora Gesù, fissatolo, lo amò (Mc 10,21)
E’ bello svegliarmi ogni mattina e pensare che anche oggi lo sguardo di Gesù è rivolto alla mia vita, una vita semplice che ho scelto di vivere come laica consacrata in un Istituto secolare nel quale crescere sempre più la mia consapevolezza della speciale chiamata di Dio e mi sento unita alla Chiesa, spinta ad accogliere il suo amore e a rispondervi.
Il mio stile di vita assomiglia molto a quello che si vive in una famiglia, inoltre non c’è un abito che mi contraddistingue così, al primo impatto, nessuno si aspetta che gli parli di Dio perché tanti, come lo ero io d’altronde, sono abituati a vedere una persona consacrata con un abito, una tunica.
C’è una libertà di agire in me molto significativa in quanto laica consacrata, cerco infatti di condividere le condizioni di vita ordinaria dei fratelli, trovando lì la mia identità, l’ambito, lo stile, i valori ma soprattutto il modo d’incarnare e vivere il carisma. Mi piace stare accanto ad ogni fratello come compagno di viaggio, accogliere la sfida del lavoro, vivere ogni giorno tra volti, storie, gioie, dolori, preoccupazioni proprio come fa in ogni famiglia una donna, una mamma, con l’impegno e la responsabilità di essere sale e lievito, elementi importanti che fanno crescere e danno sapore ma che spariscono. Mi sento strumento di Cristo per i fratelli, per la loro santificazione, mettendo sempre Gesù Eucarestia nel cuore della mia giornata.
La consacrazione secolare può essere vissuta con modalità diverse; io la vivo, senza nulla che mi distingua dagli altri, soprattutto con i ragazzi del catechismo; con loro cerco di far trasparire l’amore appassionato che mi lega a Gesù. Dico subito d’aver ricevuto dai bambini e dai ragazzi che ho seguito molto più di quanto abbia dato loro, in modo particolare devo moltissimo ai ragazzi con i quali ho iniziato la stupenda avventura di catechista, sono loro che continuano a darmi una carica eccezionale dimostrandomi da subito affetto, fiducia e simpatia. Da parte mia ricambio facendo capire loro che sono un’amica che si prende cura di ognuno con stima e fiducia e che in me non troveranno mai un giudizio su come si esprimono o sul loro modo di essere perché per me sono preziosi.
Capisco che non basta dedicare soltanto un’ora la settimana per essere un buon catechista, occorre avere responsabilità, preparazione, tanta passione e amore per i ragazzi che ci sono affidati, aiutarli a ricercare i loro sogni e i loro ideali, coinvolgerli, incoraggiarli a non trascurare niente nella vita che li faccia belli dentro per poter essere belli e lucente fuori, far vibrare le corde del cuore perché nasca il desiderio di un di più.
Ogni volta che preparo un incontro, anche il più semplice, non posso non pensare ai loro volti, a cosa si aspettano da me per crescere nella fede: è una sfida che accolgo con gioia, mi piace stare con loro, mi danno tanto e sanno come fare diventare l’incontro una bella festa. Come consacrata penso che nulla devo tenere per me, ma tutto va donato con la stessa generosità con la quale mi è stato donato da Dio, con la gioia di un servizio generoso reso vivo dalla passione per i fratelli.
Mi piace concludere con queste parole “Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni” (Ger 1,5) Sapermi parte di un sogno di Dio, essere stata pensata e voluta prima della mia nascita mi dona un forte legame con Lui, con il mondo, non mi fa sentire sola, mi fa accogliere con gioia l’invito di Papa Francesco: “Voi consacrati siete l’alba perenne della Chiesa”
Mara D’Angelo