Siamo ormai in dirittura d’arrivo, la quaresima volge al termine e, solitamente, è il momento della verifica: quali “buoni propositi” avevo fatto all’inizio? Li ho rispettati/vissuti? Come ho vissuto la preghiera, il digiuno, l’elemosina, i “fondamentali” della quaresima del buon cristiano?
Ma quest’anno, ai tempi del Covid, queste domande sono stonate…
Già, siamo “ai tempi del Covid”, espressione che sentiamo spesso e che rivela la voglia di passare alla fase successiva, di tornare alla vita “normale”, di poter parlare di questa esperienza globale come un ricordo del passato, lontano, o addirittura di non pensarci più, come se non ci fosse mai stato. Fremiamo dal desiderio di andare oltre, ma credo che sia utile, opportuno, proficuo, farci qualche domanda e prenderci un po’ di tempo per trovare qualche risposta: cosa è successo? Come ho vissuto/sto vivendo questo tempo? Cosa voglio/non voglio fare dopo?
Ma tornando alle domande ‘stonate’ sulla quaresima, proviamo a metterle ‘in tono’… perché tutti ci siamo accorti della coincidenza (casuale?!) tra quarantena e quaresima, almeno nell’inizio, perché per la fine non sarà lo stesso ed è un’occasione da non perdere! Preghiera, digiuno, elemosina… come sono andati?
Sulla preghiera stiamo andando alla grande: messe e rosari a tutte le ore (Tv, Facebook, Youtube…), appuntamenti a distanza, abbiamo tirato fuori dalle nicchie e dagli armadi santi, crocifissi, madonne… Paradossalmente, tutto questo coincide con la sospensione delle messe e la chiusura delle chiese…
Questo è ciò che si vede con gli occhi, ma se leggiamo un po’ meglio, credo che ci siano molte cose belle che stanno accadendo e di cui tutto ciò è segno. Preghiamo di più perché abbiamo paura, ci sentiamo impotenti e la quarantena ci lascia anche soli; abbiamo bisogno di dare voce a quello che abbiamo nel cuore, far uscire i macigni che ci pesano, perché la condivisione ci aiuta a resistere. Stiamo esercitando, nel senso più concreto del termine, la forza della preghiera, la sua efficacia, non perché risolve i problemi, ma perché ci cambia dentro, ci aiuta a trovare un punto d’appoggio per non cadere, per non perderci, per trovare energie nuove, insospettate, dentro e fuori di noi. È l’esperienza della grazia di Dio che circola nella Chiesa, corpo mistico di Cristo!
E anche il digiuno non manca, ma non è il solito, quello di ogni anno, quello delle diete mascherate da fioretti (“faccio quaresima senza mangiare dolci, così perdo qualche etto…”). Stavolta non abbiamo scelto noi da cosa digiunare, ci è stato imposto, non dal Governo, ma dalla vita. E questi sono i digiuni più difficili da accettare…
Stiamo digiunando dalle uscite, dagli incontri quotidiani, dai ritmi di ogni giorno, ma soprattutto dalle relazioni, dagli sguardi, dagli abbracci. Quanto ci manca tutto questo! Ma quanto poco ne eravamo consapevoli! Stiamo imparando a discernere ciò che davvero ci manca e ciò che avevamo in abbondanza, ma di cui stiamo facendo a meno senza grossi sforzi. E in ogni caso, tutte queste limitazioni della libertà, ci offrono l’opportunità di scoprire lo spazio immenso della libertà interiore, di restare a casa non perché siamo costretti, ma perché scegliamo il bene, per noi stessi, per i nostri cari, per tutti.
Infine l’elemosina: su questo punto credo che ci sia stata un’esplosione della fantasia, come se l’essere accomunati dal disagio della quarantena ci ha permesso di guardare un po’ più in là, di non pensare solo ai propri bisogni, ai propri disagi, al proprio benessere, ma ci ha fatto superare quell’eccesso di pudore che non ci faceva più chiedere al vicino: “Ha bisogno di qualcosa? Posso aiutarla?”. La quaresima/quarantena ci ha fatto cogliere il senso vero e autentico dell’elemosina: prendo qualcosa di mio (dalla mia dispensa, dal mio carrello, dal mio portafogli, dal mio tempo…) per condividere con chi ha bisogno.
Ci apprestiamo a vivere la settimana santa e c’è un digiuno che si sente forte, soprattutto in questo tempo liturgico: niente messa, niente funzioni, niente confessione, niente profumo d’incenso che riempie le chiese e le nostre narici. Come si fa a vivere così il Triduo pasquale? Questo digiuno ci dice che la grazia di Dio non si ‘accontenta’, non ci aspetta solo in Chiesa, ma ci raggiunge ovunque, basta che il nostro cuore sia pronto ad accoglierla, che le nostre orecchie siano riempite della Sua Parola, che le nostre mani aperte per donare.
“Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18, 20): se saremo riuniti nel suo nome, anche se solo due o tre, Lui sarà in mezzo a noi, si siederà e cenerà con noi e noi con Lui. E se per caso sei solo, non ti preoccupare: non ti lascia solo, mai, verrà e farà Pasqua anche con te!
Cristina Parasiliti