Dove cercare i poveri in spirito? Come riconoscerli? Essi abitano in una terra di confine che solo facendosi piccoli è possibile attraversare; si muovono alla periferia di ogni vanità e superbia del mondo e del cuore; parlano il linguaggio della semplicità e della gratitudine; indossano abiti tessuti di umiltà e mansuetudine.
I poveri in spirito sono l’opposto dei superbi e degli arroganti, degli autosufficienti e dei potenti.
Potremmo chiederci: perché, per essere santi, è necessario essere poveri in spirito?
La risposta nasce spontanea: perché Gesù per primo è un povero in spirito! Pur essendo Figlio, il Figlio di Dio, si è fatto obbediente, umile, piccolo, in tutto dipendente dall’amore del Padre dei cieli.
Egli ha camminato, insegnato, servito, amato non come colui che elargisce il suo favore o il suo sapere, ma come colui che mendica l’amore, come colui che è affamato dell’amore degli uomini.
Oggi il mondo esercita molte forme di dipendenza: i paesi poveri dipendono da quelli ricchi; l’informazione dipende dalle lobbie economiche e culturali; i paesi in via di sviluppo dipendono da quelli tecnologica
mente avanzati. La conseguenza di tutto questo è sotto i nostri occhi: malattia dell’uomo nella sua globalità, malattia del corpo, della mente, del cuore.
I poveri in spirito sono un ottimo antidoto alla follia che dilaga e frantuma la bellezza dell’essere umano e del creato. Con la loro vita nascosta e silenziosa risanano e ricompongono i tasselli della storia di ciascuno, dei popoli. Essi non presumono nulla e apertamente si riconoscono piccoli e dipendenti da Dio: per questo a loro appartiene il regno dei cieli.
Essi lo portano qui, sulla terra, lo seminano nella polvere delle nostre strade e delle nostre solitudini, nei grumi delle certezze e delle presunzioni … e il regno cresce come un mistero di luce, facendo risplendere, in questo oggi distratto e dissacrante, le parole sante di Dio: Tu sei prezioso ai miei occhi, tu mi appartieni.
Loredana Reitano